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I CAMPAGNA DACICA

Le prime immagini che i vedono sulla colonna traiana, raffigurano le varie difese predisposte dai romani lungo il Danubio a difesa della provincia della Pannonia, corrispondente a parte dell’Ungheria, dell’Austria, della Croazia e della Slovenia; e della Mesia che comprendeva la Serbia, la Bulgaria, e parte della Macedonia.
Decebalo è un soprannome, il cui significato è: valoroso come 10 uomini.

L’esercito romano attraversò il Danubio in due punti diversi, una delle due colonne si mosse dal castra di Singidunum (l’attuale Belgrado), l’altra guidata da Traiano da Lederata (in Serbia vicino a Kostolac).
Le due colonne si dovevano ricongiungere a Berzobis.

Per la guerra dacica Traiano mobilitò parte delle legioni Germaniche, le legioni pannoniche e quelle della Mesia Superiore e Inferiore, a queste legioni si aggiunsero le vexillationes, distaccamenti di altre legioni, formate da veterani e legionari conosciuti per il loro valore. Alle legioni ed alle vexillationes si unirono gli ausiliari germani e numidi. In particolare il grosso della cavalleria era formato da batavi, che abitavano negli attuali Paesi Bassi, famosi per il coraggio e la prestanza fisica e da numidi, al comando del principe dei mauri Lusio Quieto, fedele amico di Traiano e senatore romano.

Complessivamente le truppe su cui poteva contare Traiano, assommavano a circa 140 mila uomini, dei quali la metà fu destinata alla difesa del limes danubiano, cioè dei confini dell’impero lungo il Danubio.
Un ruolo importante avevano anche le flotte romane: la flotta pannonica e quella mesica che incrociavano lungo il Danubio superiore e inferiore.

Compito delle flotte era quello di pattugliare i fiumi per prevenire attacchi improvvisi e soprattutto provvedere ai necessari rifornimenti. 
L’esercito di Decebalo poteva contare oltre ai 200 mila daci anche su 20 mila cavalieri, assoldati tra i Bastarni e i Roxolani. I Bastarni erano una popolazione costituita da germani e sarmati (il popolo delle steppe), che si era stabilita a nord est della Dacia; mentre i Roxolani erano sarmati che abitavano le zone a sud est della Dacia.

Entrambi questi popoli nomadi erano famosi per la cavalleria, leggera e pesante. La cavalleria leggera era costituita da abilissimi arcieri, mentre la cavalleria pesante era formata dai catafratti, riconoscibili per le maglie di ferro che proteggevano sia gli uomini che i cavalli. Ai Bastarni ed ai Roxolani, Decebalo affiancò i Buri, una popolazione germanica che si era stabilita a nord ovest della Dacia.
Per maggior sicurezza Decebalo attentò più volte alla vita di Traiano, ma con scarso successo.

La strategia del re dei daci era quella di attirare Traiano verso il passo delle Porte di Ferro, che considerava insuperabile, e lungo l’avanzata logorare l’esercito romano, facendolo attaccare dai Buri e dai cavalieri Bastarni e Roxolani. Ma Traiano avanzò con grande cautela, costruendo fortificazioni ad ogni sosta e collegandole con strade che consentissero comunicazioni veloci e sicure. Inoltre ogni legione poteva contare su 60 carrobaliste, i carri armati dei romani, che Traiano aveva impiegato con successo nelle guerre germaniche. Le carrobaliste erano in grado di lanciare proiettili di piombo del peso di un chilo e decine di frecce, fino a 200 metri di distanza, rispetto alla gittata di 50 metri che poteva coprire il migliore degli arcieri. Grazie alle carrobaliste la cavalleria nemica fu tenuta a distanza di sicurezza.

Nella Dacia esistevano due località chiamate Porte di Ferro, una era costituita da una serie di rapide lungo il Danubio, l’altra era il passo delle Porte di Ferro, sui monti Carpazi, in prossimità della città di Tapae. Superato questo passo si arrivava in vista dei monti Orastie (una diramazione dei Carpazi), dove ad un’altitudine superiore ai mille metri i daci avevano costruito sei città fortificate, tra le quali la capitale Sarmizegetusa.

La strategia di Decebalo si rivelò perdente visto che i cavalieri Bastarni e Roxolani si trovarono in grande difficoltà dovendo combattere in un terreno montuoso e boscoso, quindi gli arcieri a cavallo erano impediti dai fitti boschi e i catafratti impacciati dalle pesanti armature non furono in grado di effettuare quelle cariche per le quali erano tanto temuti.
Sbaragliata la cavalleria nemica i legionari romani passarono al corpo a corpo nel quale erano insuperabili. Dopo una ferocissima battaglia Traiano conquistò le Porte di Ferro, respingendo ogni tentativo di contrattacco di Decebalo. Tuttavia la battaglia di Tapae, dal nome della città prossima alle Porte di Ferro, fu combattuta quando ormai l’estate declinava e si avvicinava la stagione invernale. Per questa ragione l’imperatore conquistate e presidiate le Porte di Ferro, pose fine alla prima campagna.